IL CANTO E' UNO "STATO MENTALE"
Il cantante d’opera esercita le sue facoltà vocali nell’ambito della propria mente e del proprio corpo; in quest’ultimo, a servizio dell’emissione sonora, sono compartecipi alle corde vocali molti muscoli, ossa, membrane e “spazi” che consentono una globale azione funzionale sia come forze adduttrici, catalizzatrici, sia come luoghi di risonanza della vibrazione delle corde stesse. L’interazione sinergica tra il corpo e la mente permette al suono stesso un modo singolare di vibrare ed espandersi nello spazio e la “consapevolezza” del corpo, con le sue sensazioni fisiche, collaborando allora con la molteplicità delle varie percezioni mentali rende il cantante lirico un viaggiatore unico e un abitatore di luoghi singolari. Può accadere che questa azione sinergica nel canto possa differire dalla sua programmata “funzione” e dunque interrompersi e rendere imperfetto il suo “flusso” non solo in presenza di disfunzioni organiche, ma anche per la comparsa a volte di alcune piccole “disarmonie” psichiche che, seppur di lieve entità rispetto a vere e proprie patologie, danno luogo ad “alterazioni”, “falsificazioni”, insomma: “distorsioni percettive” organizzate in “carenze” o “eccessi” nell’osservazione fenomenologica dell’emissione vocale del canto stesso.
Addentrandoci in questo mondo “alterato” potremmo allora però sorprendentemente scoprire che una disfunzione percettiva e sensoriale potrebbe rivelarsi una funzione specifica e caratteristica di un certo modo di “stare” nel mondo e di progettare un mondo; è allora che il canto diviene un vero e proprio “stato mentale” come suggerito dalla psicologia fenomenologica di L. Binswanger: “Ora, siccome l’uomo non è (ist) al mondo come lo sono le cose, ma si dà (es gibt) un mondo attraverso lo spazio e il tempo che inaugura e che percorre con quell’intenzionalità che è tipica dell’uomo e non delle cose, non sarà possibile studiare l’esistenza umana con le metodiche oggettivanti che sono proprie delle scienze naturali che si occupano di cose. Evitando di sovraccaricare l’esistenza di una struttura teorica estranea, per lasciare che si manifesti all’evidenza così come essa è (metodo fenomenologico) ciò che appare, non saranno le sue “carenze” o i suoi “eccessi”, ma i suoi modi d’essere che, laddove l’esistenza non è precodificata, non si riveleranno come “disfunzioni”, ma semplicemente funzioni di una certa strutturazione della presenza.”
Le nostre considerazioni pertanto, pur seguendo le diverse alterazioni di un sistema in relazione alla fenomenologia del canto, avranno la prospettiva di stabilirne una certa “pertinentizzazione”, ovvero un grado di distinzione, con l’eventualità di ridonare equilibrio e armonia attraverso un percorso somatorelazionale ottenuto da una vera e propria metodologia di scioglimento delle cosiddette “armature della voce”.
Inoltre la voce cantata, divenendo così apportatrice della sparizione progressiva della materia traumatica psicocorporea, confluirà in un percorso parallelo capace di affiancarsi alle diverse terapie psicologiche e persino in un singolare, ma molto significativo, confronto con la psicanalisi freudiana nella sua azione dinamica delle forze pulsionali (rimozione, spostamento, sublimazione) e con la bioenergetica di Lowen nel rapporto diretto tra inibizione e tensione e nel valore ineludibile che ha l’autoespressione per la salute e la guarigione psicocorporea. L’emozione, e dunque anche la voce che non può essere espressa, si trasforma in tensione per quei muscoli che dovrebbero essere coinvolti nella sua espressione.
Rappresentazione del canto diviene allora quella cellula inconscia racchiusa negli elementi psichici di ogni essere che si cimenti in quest’arte, dalla cui emissione vengono a svelarsi le profondità e le complessità della sua esistenza e pertanto attraverso la ricerca metodologica, cercheremo di comprendere come questa energia dinamica, eserciti sul cantante la sua forza e di quanto gestisca su di lui il suo stesso destino di esistere.
Convergeremo allora in una prospettiva pedagogica rivolta all’insegnamento del canto lirico, nell’accesa e profonda speranza di realizzare un progetto altamente educativo e formativo in un “format” di maggiore autocoscienza attraverso un vero e proprio training dell’ascolto come ci suggerisce Afred Tomatis: “[…] l’ascolto è qualcosa che è rivolto all’infinito […] se noi sappiamo ascoltare, non è più il nostro essere che ascoltiamo, non siamo più noi che cantiamo se ci lasciamo cantare […]” (Alfred Tomatis)
Grazie a tutti per la collaborazione.
Buon lavoro!
ADALO
Accademia di alto perfezionamento vocale D’Annunzio Lombardi
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Gianni Schicchi
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Quadri d'opera
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